Il mito di Galatea e Polifemo nel mondo antico e la sua ripresa nel Rinascimento
Corso on-demand di letteratura latina in latino
«O bianca Galatea, perché respingi chi ti ama?» («Ὦ λευκὰ Γαλάτεια, τί τὸν φιλέοντ’ ἀποβάλλῃ»). Con queste parole incomincia il celebre canto di Polifemo innamorato nell’undicesimo Idillio di Teocrito. Struggendosi d’amore, il Ciclope, quasi a compensare le sue orribili fattezze fisiche, passa in rassegna le ricchezze di cui dispone invitando la Nereide Galatea ad abbandonare la sua dimora marina per trasferirsi in un antro presentato come il luogo più bello del mondo. Ai versi di Teocrito guardò Virgilio nella seconda Ecloga, dove l’amore non corrisposto del pastore Coridone nei confronti del bellissimo Alessi è tratteggiato con maggiore pathos e senza quei toni ironici del poeta siracusano: «O crudele Alessi, non hai alcuna cura dei miei canti? Né alcuna pietà di me? Finirai col costringermi a morire» («O crudelis Alexi, nil mea carmina curas? Nil nostri miserere? Mori me denique coges»). Un nuovo e avvincente ritratto dell’amore non corrisposto di Polifemo è offerto, infine, da Ovidio nel tredicesimo libro delle Metamorfosi, dove il Ciclope, nonostante gli sforzi fatti per addolcire il volto selvaggio, si rende conto che il cuore di Galatea batte solo per il giovane Aci, che avrà però a una fine tragica.
Non pochi scrittori del Quattro e Cinquecento hanno guardato al canto di Polifemo per esprimere i sentimenti e la tristezza degli innamorati. In una delle sue più belle poesie, Galatea, Iacopo Sannazaro, innovando il genere bucolico, dà voce a un pescatore innamorato che assiso su uno scoglio di Mergellina intona versi che ricordano il lamento teocriteo. Parimenti, rifacendosi al mito antico, l’umanista Pier Candido Decembrio nella sua ancora inedita Galatea si presenta come un novello Polifemo che si strugge d’amore. Su di un livello ancora diverso invece si colloca Pietro Bembo, che in due carmi descrive il vano tentativo del dio Fauno di unirsi con Galatea. Nel Rinascimento, epoca a cui risalgono anche le prime traduzioni latine dell’idillio teocriteo, il mito richiamò inoltre l’attenzione di numerosi pittori e scultori, tra cui Raffaello, Annibale Carracci, Charles de La Fosse e Pompeo Batoni.
Il corso si propone di esaminare alcune delle tappe più importanti di questo affascinante percorso, presentando sia testi inediti o poco noti di notevole valore letterario, sia le più celebri rappresentazioni di Polifemo, Galatea e Aci proposte dagli artisti rinascimentali.
Programma del corso
Registrazioni | Argomento e materiale didattico |
I. lezione
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Introduzione al corso Theocritus, Idyl. XI (Latinae versiones) Materiale didattico (1) Verifica (1) Edizioni antiche:
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II. lezione
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Theocritus, Idyl. XI (Latinae versiones) Materiale didattico (2) Verifica (2) |
III. lezione
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La seconda Ecloga di Virgilio Materiale didattico (3) Verifica (3) |
IV. lezione
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Polifemo in Ovidio (prima parte)
Materiale didattico (4) Verifica (4) |
V. lezione
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Polifemo in Ovidio (seconda parte) Materiale didattico (5) Verifica (5) |
VI. lezione
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Jacopo Sannazaro, Egloga piscatoria II. Galatea Materiale didattico (6) Verifica (6) |
VII. lezione
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Pier Candido Decembrio, Galatea Materiale didattico (7) Verifica (7) |
VIII. lezione
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I carmina per Galatea di Pietro Bembo Materiale didattico (8) Verifica (8) |
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